Scherzi da prete e di Chi sta più in alto, perché – si dice- che a Natale tutto è possibile. Anche sentire leggere durante l’omelia una propria poesia e vedere in quei versi un’azione, appunto, del Natale. Lo cercavo da ieri, il Natale, tra i regali scartati e il cenone, e la famiglia e le urla di mio nipote e io, che per questo Natale a casa ho portato un cane e non un fidanzato. Poi, il sacerdote dal pulpito parla, racconta delle miserie e delle gioie che ha vissuto viaggiando, della capacità di guardare oltre, perché spesso quella che vediamo è solo una parte della realtà: il Natale è laddove facciamo entrare il Signore. E conclude leggendo la poesia “Erano bambini”. Al di là della sorpresa nel sentire i miei versi pronunciati durante l’omelia del Natale, la meraviglia io la ricevo nel cuore, con un delicato balsamo di amore che non so descrivere, se non con delle lacrime che mi rigano il volto. Si può piangere, allora, di amore? Perché io oggi alla messa di Natale ho pianto. Ho pianto di amore. Quel tipo di amore che entra inaspettatamente nel cuore e semplicemente ama, così come si è, in ogni condizione. E mi sono sentita di nuovo io. Imperfetta, autentica, amata. Un dono. Un dono di Natale.
Una postilla finale, che è un augurio rivolto un po' a tutti. Andiamoceli a cercare i sacerdoti, nelle parrocchie, nelle strade, negli ospedali, in quei luoghi che non frequentiamo, perché sono emarginati, scomodi, lontani dalle nostre realtà. Andiamoceli a cercare i sacerdoti, quelli che definiamo "bravi", perché ce ne sono tanti in giro, che operano umilmente e in silenzio, ma fanno un rumore nei cuori, più dei botti di Natale.